Vai all'Inferno, Dante! by Luigi Garlando

Vai all'Inferno, Dante! by Luigi Garlando

autore:Luigi Garlando
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-03-05T12:00:00+00:00


CANTO 19

PUGNALE E COR GENTILE

Finita la recita, il Poeta scende dal cubo e saluta i quattro ragazzi con il fist bump, il pugno contro pugno. Roba da rapper…

«Ehi, Dante, ma allora non è vero che le rime non interessano più…» commento ammirato.

Il Poeta sorride soddisfatto, e non per gli euro che sta raccogliendo a terra:

«Sì, mi garba questa gentil brigata

che ogni mattina ascolta la poesia.

Mi chiedon di Francesca innamorata,

della passione per Beatrice mia…

Più d’altre cose, vogliono l’amore.

Possiam sperar che salvezza ci sia

se gli sbarbati coltivano il cuore

e fan rimar tra loro le parole.

Così facevo con lo stesso ardore».

«Vacci piano, Dante…» preciso con un risolino. «Ti chiamano il Sommo Poeta, sei il più illustre autore della letteratura italiana, ti studiano a scuola da secoli. Mica sei Nabil o Gué Pequeno…»

Il Poeta si siede sul cubo a riprendere fiato e mi osserva con sguardo serio.

«Tu quindi, Vasco, versi nell’errore.

Non hai capito la mia vera pasta.

Secondo te, io son un professore

o più vicino son a Sfera Ebbasta?»

Mi scappa un’altra risatina: «Che domanda… Ovvio che sei un professore. Hai anche il prezzemolo in testa».

«Intanto, questo lo chiamiamo alloro» precisa risentito.

«Vabbè, sempre di cucina si tratta. Ma mi dici cosa c’entri tu con un rapper?»

«Or te lo spiego andando verso casa.

Le nuvole prendiam, tu stammi dietro.»

Per “nuvole” il Sommo Poeta intende i nostri hoverboard. Lui se n’è procurato uno, non so dove, con il manubrio. Così, uno accanto all’altro, io vestito da Duemila, lui da Trecento, scivoliamo come due anime leggere lungo via dei Calzaiuoli, con i piedi staccati da terra.

Sembriamo due nuvole, in effetti.

«Già a vent’anni scrissi i primi versi,

e non mi par età da professore.

Dico di più: da me non son diversi

tutti quei rapper che urlano il rancore

per il ministro ladro e malandrino

o per colei che respinge l’amore.

Sì come cantan Rocco e Clementino

per Napoli e le Vele di Scampia,

così strigliavo il mondo fiorentino.

La corruzione faceva epidemia.»

«D’accordo» gliela do vinta. «Sui contenuti posso anche ammettere che ci sia una certa somiglianza. Ma sullo stile, dài… Rocco Hunt e Clementino cantano in dialetto. Tu sei il padre della lingua italiana, Maremma Crusca…»

Il Poeta dondola il capo per contestarmi.

«Anche qui, Vasco, versi nell’errore.

Sia di soggetto umano che divino,

se scrivere voleva uno scrittore,

solo poteva esprimersi in latino.

Qualsiasi altro verbo era interdetto.

Ma io reagivo come Clementino,

che scrive rime con il suo dialetto,

con le parole intese dalla gente.

“Volgare” il mio linguaggio venne detto.

Lo schifavano i dotti e il gran sapiente

che mi vedevan come un vil villano.

Ma senza strappi non s’inventa niente.

E così venne al mondo l’italiano.»

Arretro con il busto per frenare: «Mi stai dicendo che, mentre gli intellettuali e i poeti scrivevano in latino – cioè in una lingua morta e stecchita – tu facevi rime con le parole che la gente usava tutti i giorni in piazza o al mercato? È la stessa cosa che fanno i rapper: usano la lingua della strada per raccontare le loro storie».

Dante svolta a sinistra in via del Corso allungando il braccio per segnalare il cambio di direzione e con la testa



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.